Dopo le estenuanti lentezze ed i continui fallimenti nel tentativo di aggiornare la rete in rame di TI(Telecom ITALIA),registriamo qualche miglioramento nelle ADSL di Poasco ma anche tante lamentele di chi ancora non riesce ad avere connessioni decenti.
La situazione continua ad essere gestita frammentariamente.
Non andiamo ancora bene...
L'obiettivo nell'immediato è garantire a tutti 7 mega di base e la possibilità,con opzioni facoltative e supplementari a prezzi maggiorati,almeno i 20 mega.
Comunque qualcosa si muove anche col Governo Renzi:
Il Governo italiano avrebbe intenzione di affidare la gestione dell’ultra banda larga all’Enel. La notizia arriva dal quotidiano La Repubblica in cui è sottolineata l’intenzione dell’esecutivo diriappropriarsi del controllo delle grandi reti infrastrutturali di telecomunicazioni con il lancio di un piano di digitalizzazione del paese del valore di 6,5 miliardi di euro in 5 anni. Secondo il quotidiano, la realizzazione della nuova autostrada digitale in fibra ottica sarebbe affidata all’Enel, che in 3 anni garantirebbe di mandare in soffitta l’intera obsoleta rete in rame in favore della più moderna rete in fibra ottica.
Enel andrebbe a sfruttare la sua già esistente e ramificata infrastruttura, che sarebbe utilizzata per portare la fibra ottica a tutti gli italiani. L’azienda energetica italiana è effettivamente in possesso di un’infrastruttura che ben si presterebbe a questo scopo grazie a tubi e cabine di distribuzione facilmente adattabili ad ospitare tutto quanto necessario allo scopo. Inoltre, grazie ad una recente normativa, il cavo in fibra ottica può essere ospitato anche sui tralicci elettrici, una soluzione che permette di superare le difficoltà dei lavori di posa sulle strade che prevedono lunghi ed onerosi cantieri (peraltro in assenza di una mappatura effettiva alla quale appoggiarsi per la messa a dimora di una rete di nuova generazione). Inoltre, questa possibilità tecnica consentirebbe di portare la fibra ottica e dunque l’ultra banda larga anche ai cosiddetti Cluster C e D, cioè alle zone del paese sottoposte al problema del digital divide e dove oggi gli operatori non investono a causa degli alti costi e dell’impossibilità di avere un sufficiente ritorno economico. Per le aree urbane, Enel punterebbe, invece, ad accordi con le municipalizzate che detengono la rete elettrica. Il contributo dell’Enel nelle grandi realtà sarebbe comunque sinergico con le reti già esistenti ed in particolare con quelle realizzate da Metroweb e da Infratel, società sempre controllate da mano pubblica.
Il colosso energetico italiano non andrebbe comunque ad alterare il mercato della connettività, cioè non andrebbe a reclamare un ruolo nella gestione del servizio. Già in passato l’azienda aveva messo un piede nel settore della connettività, ma questa strada fu messa forzatamente da parte per evitare concorrenza sleale nei confronti di Telecom Italia. In altri termini, Enel si fermerebbe alla realizzazione delle infrastrutture che poi potranno essere utilizzate dagli altri provider per offrire accessi ad ultra banda larga a tutti gli italiani raggiunti dalla nuova rete. Lo Stato diventerebbe dunque l’ago della bilancia del nuovo mercato della
connettività italiana.
Telecom Italia, tra bluff e scommessa
Una scelta che se confermata andrebbe a spiazzare gli operatori che negli ultimi mesi si erano confrontati con il Governo sul piano di sviluppo della banda larga in Italia. Palazzo Chigi non ha, però, mai gradito le resistenze degli operatori ed in particolare quelle poste in essere daTelecom Italia. Il Governo, infatti, storcerebbe il naso alle resistenze di voler difendere ancora la vecchia rete in rame e vorrebbe accelerare verso una soluzione completamente innovativa ed in grado di rispettare gli impegni dell’Agenda Digitale Europea che entro il 2020 prevedono che almeno il 50% della popolazione possa usufruire di connettività sino a 100 Mega.
Viste le resistenze di Telecom Italia, il Governo avrebbe dunque preferito considerare un nuovo interlocutore strategico che consenta di digitalizzare rapidamente il paese. Del resto, l’Italia è uno dei paesi europei più indietro sul fronte della fibra ottica e della diffusione di internet in genere ed il Governo ha fretta di colmare queste lacune. Senza la fibra capillare, infatti, ci saranno meno accessi alla rete e gli italiani non potranno approfittare dei vantaggi dei servizi di nuova generazione come lo streaming televisivo on demand (possibile ariete in grado di trainare il mercato, per poi aprire le porte ad altri tipi di servizi e utilità).
I casi sono due: o la mossa del Governo nei confronti di Enel è frutto di una volontà effettiva di spostare il discorso su un nuovo operatore, una sorta di “all-in” per poter procedere speditamente rottamando tutti gli ostacoli che hanno fin qui fermato la banda larga in Italia, oppure si tratta di un grande bluff per forzare Telecom a mostrare le carte. Della possibilità di uno scorporo della rete Telecom si parla ormai da troppi anni, ma il risultato è stato soltanto quello di un continuo rinvio e di un continuo perpetrarsi dei ritardi. Una volta cronicizzato il digital divide, non resta più molto da giocare: Telecom Italia deve decidere quale strada prendere (e l’abbandono di Metroweb è un primo indizio), e lo stesso deve fare il Governo. In mezzo vi sono una rete da ristrutturare e una da creare ex-novo, nonché le fiches che entrambe le parti continuano a versare nella trattativa in attesa di capire chi cede per primo.
Bluff o scommessa? La cosa può interessare forse al mercato, che oggi punisce Telecom Italia a Piazza Affari, ma non certo ad una cittadinanza che aspetta soltanto di avere la possibilità di accodarsi agli standard europei sulla connettività. Alla finestra, intanto, nomi come Vivendi eNetflix, per i quali la banda ultralarga è paradigma primo e irrinunciabile per poter aprire il borsellino e firmare i propri eventuali investimenti nel nostro paese.
Banda ultralarga statale: vantaggi e dubbi
Una rete infrastrutturale nelle mano dello Stato permetterebbe di superare molti ostacoli posti in essere dagli operatori e consentirebbe, almeno sulla carta, una rapidissima espansione della banda ultralarga che potrebbe essere offerta davvero a tutti a costi ragionevoli. Tuttavia, una rete ha bisogno di essere gestita, potenziata ed aggiornata di continuo. Tutti aspetti di difficile attuazione per il Governo, anche appoggiandosi a Infratel e Metwoweb.
Vi sono poi problemi, non certo secondari, relativi alla regolamentazione della rete stessa. Subito dopo il problema del digital divide, infatti, viene quello della Net Neutrality, nonché quello della sorveglianza dei dati al cospetto del continuo recedere della discrezione degli stati nazionali nei confronti della privacy dei cittadini. L’urgenza costringe però a riflettere di un problema per volta, assegnando giuste priorità. E la priorità del paese è il “se”, dopo il quale verrà il “come”.